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mercoledì 19 maggio 2021

Fase 3: un piano per risolvere i problemi o crearne di nuovi?

 

Il pianista russo Pavel Andreev mentre si esibisce su una gigantesca discarica di San Pietroburgo per sensibilizzare il mondo ai problemi ambientali

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Proseguendo il discorso sul Piano d’Ambito dell’EDA Salerno,  diciamo subito che nella “fase 3” il cittadino che cerca di documentarsi comincia a preoccuparsi sul serio.
Il Piano individua le seguenti criticità:                                                                                              

  1. MANCATA RAZIONALIZZAZIONE DEL SERVIZIO INTEGRATO DI GESTIONE: breve storia della complessa gestione rifiuti in Campania, che ha visto subentrare Enti e organismi diversi (Consorzi di Bacino, Provincia, ATO) alla cessazione dello stato di emergenza in Campania.
  2. CARENZA IMPIANTISTICA pubblica ad eccezione del TMB di Battipaglia e dei due impianti di compostaggio di Eboli e Salerno che soddisfano solo parzialmente il bisogno (solo per 50mila t. di frazione organica ), in quanto la gestione si regge prevalentemente sull’impiantistica privata, per cui il Piano si pone come obiettivo fondamentale il perseguimento dell’autonomia del sistema impiantistico di gestione dei rifiuti all’interno del territorio dell’ATO Salerno.
  3. ECCESSIVA FRAMMENTAZIONE DEI SERVIZI, per cui la soluzione è il gestore unico per ogni SAD.
  4. CARENZA INFRASTRUTTURE A SUPPORTO DELLA LOGISTICA, per cui, secondo i redattori del Piano, è necessario creare, oltre ai Centri di raccolta comunale nei Comuni con più di 5.000 abitanti (laddove mancanti), n. 13 “Centri Servizi” con annessa stazione di travaso, per ottimizzare le attività di raccolta e trasporto. i Centri di servizio per il trasferimento dei rifiuti dai mezzi utilizzati per la raccolta.
  5. INSUFFICIENTE SENSIBILIZZAZIONE AMBIENTALE che ha consolidato tra i cittadini una perdurante sindrome NIMBY, per cui si prevede un Piano di Comunicazione Pluriennale.

In questa sede ci soffermeremo sui primi punti 4 punti.
Per il primo, si bypassa con leggerezza il vero nodo problematico: la stratificazione di enti e di organismi che si sono consolidati in apparati complessi sul territorio nella gestione dei rifiuti. L’esempio eclatante è il Consorzio dei Comuni del Bacino SA/2, l'ente di riferimento per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti dell'Area Metropolitana di Salerno, Costiera Amalfitana, Piana del Sele, Monti Picentini, Valle del Calore e Monti Alburni, comprendente 40 Comuni della Provincia di Salerno.
Istituito nel 1996 per la costruzione e la gestione associata degli impianti di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e posto in liquidazione nel 2009 (con la nomina del commissario liquidatore) il Consorzio attualmente continua a svolgere le attività di competenza con la sua consolidata struttura organizzativa, con il suo parco automezzi, i suoi 186 lavoratori (come si legge sul sito dell’ente http://www.consorziosa2.it/attivita/raccolta-differenziata.html ) che utilizza nelle molteplici attività di raccolta differenziata e bonifica del territorio.   
In 11 anni non si è riusciti a smantellare una tale struttura, come si pensa di riuscirci oggi?
Per non parlare poi dei singoli comuni che hanno affidato in maniera autonoma il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti, anche creando società in house.
Il Preliminare di Piano d’Ambito non accenna minimamente ad un Piano di transizione, indispensabile per attuare concretamente il passaggio di servizi, personale, competenze dai precedenti organismi all’EDA. L’impatto sul piano sociale e lavorativo di questo passaggio è rilevante e motivo di preoccupazioni per i lavoratori interessati e per le loro famiglie per cui non si può tirare a campare secondo la solita logica meridionale.
La seconda criticità individuata è la carenza impiantistica, dal momento che il territorio è dotato attualmente solo dei seguenti impianti pubblici:

  1. TMB di Battipaglia;
  2. impianto di compostaggio di Salerno, con capacità complessiva di circa 50.000 ton/anno;
  3. impianto di compostaggio di Eboli, con capacità complessiva di circa 20.000 ton/anno;
  4. piattaforma pubblica di stoccaggio e trasferenza della frazione umida, che viene poi destinata ad impianti di recupero ubicati fuori Regione (località Sardone nel Comune di Giffoni Valle Piana).                                                                                                                

Tutti gli altri impianti sono privati.
Si premette che a dare problemi seri sono il rifiuto organico e il rifiuto indifferenziato.
Per il primo il Preliminare è sicuro di poter correre ai ripari con compostiere domestiche, ove possibile, compostiere di comunità, già finanziate e attuate in parte, e soprattutto con la realizzazione di nuovi impianti rispettivamente a Fisciano (con capacità complessiva di circa 47.700 ton/anno), a Pontecagnano (con capacità complessiva di circa 30.000 ton/anno), Santa Marina di Castelnuovo Cilento (con una potenzialità totale pari a 12.000 ton/anno), a Laurino (impianto per il recupero dei reflui oleari), Nocera Inferiore (capacità stimata dell’impianto è di circa 30.000 ton/anno), S. Mango Piemonte (in attesa di definizione).
Se si considera che il fabbisogno per il trattamento dell’organico corrisponde per il 2018 (secondo la Relazione Preliminare al Piano d’Ambito) a t.132.515,14, la potenzialità di trattamento di ben 189.000 t. di organico, che si otterrebbe con la realizzazione degli impianti in programmazione sopra elencati (ammesso che ci si riesca davvero) consentirebbe di stare tranquilli a riguardo.

Più complessa è la situazione relativa all’indifferenziato, che con le sue 172.169,06 tonnellate raccolte annualmente sul totale di rifiuti urbani di t. 460.638,32 (sempre secondo i dati del 2018 riportati dalla Relazione) comporta vari problemi.
Si deve premettere che è questa voce a pesare maggiormente sul costo della gestione dei rifiuti al Sud e in Campania in particolare, per evidenti ragioni (soprattutto la dipendenza da impianti terzi fuori regione o fuori nazione) come risulta dalla Tabella 5.1 – Medie regionali dei costi specifici annui pro capite (euro/abitante per anno) - anno 2018 a pag. 229 del Rapporto Rifiuti Urbani, Edizione 2019, pubblicato dall’ISPRA.
A meravigliare di più, a questo punto, è l’abbandono, da parte dei redattori del Piano d’Ambito, a piani di investimenti faraonici totalmente scollati dalla realtà.
Non ci si riferisce ai CIRO (Centri Integrati per il riutilizzo ottimale), di indubbia utilità.
Vada inoltre per l’impianto di trattamento rifiuti ingombranti da 20.000 t/anno, per l’impianto di trattamento terre da spazzamento da 10.000 t/anno (nel comune di Agropoli), per i n. 2 impianti di selezione imballaggi  da 40.000 t/anno ciascuno (di cui uno nel  Comune di Giffoni Valle Piana, un altro a Casalvelino) e per l’impianto di trattamento assorbenti per la persona da 10.000 t/anno, ma fa sorgere seri dubbi la previsione di ben 13 Centri servizi, di ulteriori 24 CCR (Centri Comunali di Raccolta) in aggiunta agli attuali 103 e soprattutto quella di una discarica di servizio da 50.000 t/anno per un totale di un milione di metri cubi!
Per i Centri di servizio  cioè “strutture a supporto della logistica dove poter effettuare il trasferimento dei rifiuti dai mezzi utilizzati per la raccolta (di portata medio bassa) ai mezzi (di portata grande) utilizzati per le attività di trasporto verso gli impianti di trattamento/recupero, ci si chiede, in primo luogo, perché non utilizzare almeno in parte le strutture preesistenti. Possibile che sia indispensabile aggiungere ai Centri comunali, molti dei quali di dimensioni ragguardevoli e vicini agli impianti di recupero/smaltimento, un’ulteriore struttura solo per il trasbordo?
Possibile che non sia utilizzabile proprio nulla dell’esistente?
Lo stesso vale per i Centri comunali di raccolta. Come hanno fatto ad andare avanti finora i comuni che ne sono privi? Qualche strategia l’avranno pure dovuta mettere in campo. Perché non avvalersene invece di aggiungere strutture a strutture?

Non si considerano l’inutilità e lo spreco, il consumo del suolo e l’appesantimento dei costi?
La ciliegina sulla torta poi è data dalla previsione della discarica, che non solo deve poter ricevere il doppio del fabbisogno (valutato in 24.943 t. all’anno nella tabella a pag. 76 della Relazione Preliminare al Piano d’Ambito), ma soprattutto va contro le direttive dell’UE e contro lo spirito dei tempi.
In primo luogo il paragrafo 3-bis dell’articolo 5 della direttiva discariche (1999/31/CE), introdotto dalla direttiva 2018/850/Ue, stabilisce che gli Stati membri devono garantire che, entro il 2030, tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in particolare i rifiuti urbani, non siano ammessi in discarica, a eccezione dei rifiuti per i quali il collocamento in discarica produca il miglior risultato ambientale conformemente alla gerarchia dei rifiuti.
Ma in una direzione ancora più decisa va la Raccomandazione da parte del Parlamento europeo alla Commissione dal titolo “ Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse - Risoluzione del Parlamento europeo del 24 maggio 2012 su un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse” (2011/2068(INI)):
Il Parlamento europeo “invita la Commissione a razionalizzare l'acquis in materia di rifiuti, tenendo conto della gerarchia dei rifiuti e della necessità di ridurre i rifiuti residui fino a raggiungere livelli prossimi allo zero; chiede pertanto alla Commissione di presentare proposte entro il 2014, allo scopo di introdurre gradualmente un divieto generale dello smaltimento in discarica a livello europeo e di abolire progressivamente, entro la fine di questo decennio, l'incenerimento dei rifiuti riciclabili e compostabili; ritiene che queste iniziative debbano essere accompagnate da idonee misure transitorie, tra cui l'ulteriore sviluppo di norme comuni basate sul concetto di ciclo di vita; invita la Commissione a rivedere gli obiettivi per il riciclaggio per il 2020 della direttiva quadro sui rifiuti”.
Si va quindi verso il graduale divieto di smaltimento in discarica e di incenerimento dei rifiuti, non certo verso la creazione di nuove in un territorio martoriato da discariche, abusive e non, mai bonificate nonostante siano state inserite da anni nel Piano di Bonifica regionale!
A questo punto non ci si dovrebbe meravigliare più di tanto se poi le popolazioni insorgono al tentativo dall’alto di aprire una nuova discarica nel loro territorio. Infatti il Piano d’Ambito non indica, né può farlo, alcuna zona per localizzare tale struttura.
Per la criticità indicata al punto 3, cioè l’eccessiva frammentazione dei servizi, si concorda sulla necessità di una loro razionalizzazione sul territorio, dal momento che  attualmente lo svolgimento dei servizi è affidato a n.56 gestori, comprese le società in house, mentre  n.23 Comuni svolgono il servizio in economia e n.4 comuni svolgono il servizio parzialmente in economia, ossia affidano a gestori esterni una parte dei servizi (generalmente il trasporto agli impianti).
Tra i gestori si fanno notare, per numero di comuni serviti, colossi come la Nappi Sud (18 comuni), la General Enterprise srl (16 comuni), la Sarim srl (15 comuni). Tra le conseguenze di tale frammentazione si evidenziano disomogeneità spesso rilevanti nei costi e nei servizi offerti , spesso da parte dello stesso gestore per comuni dalle caratteristiche analoghe, in particolare nel numero di operatori pro capite.
Il Preliminare di Piano intende superare tale criticità “ mediante l’individuazione di un “gestore unico” dei servizi di spazzamento, di raccolta e trasporto dei rifiuti, nonché di gestione delle infrastrutture a servizio della raccolta per singolo SAD (con eventuali eccezioni volte a salvaguardare le gestioni in house già esistenti)” (cfr. pag. 113 Preliminare di Piano d’Ambito).  Tali gestori “unici”verrebbero individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica (cfr. pag. 126 Preliminare di Piano d’Ambito).
Quindi per 11 SAD, 11 gestori, più un coordinamento generale.

Primo inghippo: le gestioni in house presenti sono ben 15,  o si salvano tutte o nessuna, anche per evitare ricorsi e beghe legali. Ma a questo punto non sarebbe ancora di più il caso di “salvaguardare” le cooperative sociali (che sono ben 12)? Inoltre è il caso di chiedersi come i “colossi”summenzionati, che sulla spazzatura hanno costruito la loro fortuna, possano reagire, anche legalmente, al tentativo di sottrarre loro appalti tanto lucrosi.
Per non parlare poi della difficoltà di standardizzare servizi e, si spera, tariffe eque.
I redattori del Preliminare già mettono le mani avanti:
“ Ciascun SAD sarà autonomo dal punto di vista della gestione operativa e coordinamento dei servizi sul territorio” (pag 236 Preliminare di Piano d’Ambito). L’organizzazione del servizio deve rispondere a criteri di efficacia, efficienza, economicità, non ad una pretesa di autonomia preludio ad abusi di cui è costellata la gestione dei rifiuti in Campania. Il controllo ci deve essere e non certo da parte degli inermi cittadini, ma dovrà essere continuo, rigoroso, corretto sotto ogni punto di vista.
Anche qui manca un Piano di transizione che possa aiutarci a passare dall’ideale al reale. Tutto ancora una volta rischia di rimanere un  inutile castello di carta.
L’altro punto dolente è  la stima delle unità lavorative previste per l’intera organizzazione.
Grazie alla moltiplicazione delle strutture, “si prevede di impiegare per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti n. 2.737,06 unità equivalenti di personale con incremento di n.323,67 unità equivalenti rispetto alla situazione Ex-Ante e aumento del livello occupazionale del 11,83% rispetto alla precedente gestione”.
Ma di che cosa stiamo parlando? Della razionalizzazione di un servizio tra i più onerosi, anche facendo il raffronto a livello nazionale, o di sogni di gloria?
Ci si chiede quanto tutto questo peserà sulle tasche dei contribuenti?
Sembra proprio di no.
Ma il discorso non finisce qui. Il resto a breve.

1 commento:

  1. Sicuramente gli errori del Piano saranno pagati dai cittadini e dall'ambiente, è evidente. Si spera che chi dovrebbe sovrintendere ed autorizzare l'attuazione del Piano sappia leggere. C'è anche la possibilità non remota che tutto resti sulla carta, come in tanti altri casi. In ogni modo, più la gente sa, più potrà opporsi a piani di questo genere. Ce ne vorrebbero di più di lavori come il tuo!

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