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sabato 3 aprile 2021

Il Piano d’Ambito dell’EDA Salerno: cosa ci aspetta nell'imminente futuro

 


Questo è il primo di una serie di articoli sul Piano d'Ambito dell'EDA Salerno in cui cercherò di mettere in evidenza come la gestione dei rifiuti che emerge dal piano porterà inevitabilmente ad un aumento dei costi per i cittadini, battipagliesi e non solo, a un peggioramento complessivo della qualità del servizio e al contempo alla inevitabile imposizione di una nuova discarica d'ambito nel prossimo futuro, proprio per i problemi gestionali finora irrisolti e che purtroppo non si affrontano in modo serio alla radice.

Per procedere con ordine ho preso a riferimento le Linee guida per l’elaborazione dei Piani d’Ambito pubblicate dalla Regione Campania nel bollettino n. 6 del 2018 in cui sono previste varie fasi.

Fase 1. Inquadramento demografico, territoriale e socio-economico

I redattori del Piano sono ben consapevoli che “la popolazione residente, così come le attività economiche presenti nelle zone oggetto di indagine, siano elementi fondamentali per poter stimare i consumi dei cittadini e il conseguente monte totale di rifiuti prodotti”, per cui hanno utilizzato, per i valori demografici, i dati pubblicati dall’ISTAT (ww.demo.istat.it) relativamente al periodo 2014-2018, mentre per la situazione economica hanno fatto stretto riferimento allo studio “Dinamica imprenditoriale – anno 2019”, pubblicato dall’Osservatorio Economico Provinciale della Camera di Commercio di Salerno. In sostanza hanno usato il lavoro altrui per risparmiare tempo.

Il problema è che il Piano è stato pubblicato al termine del primo anno di pandemia senza fare un minimo accenno ai suoi inevitabili impatti sull’andamento demografico ed economico, facendo proiezioni nella norma, ignorando del tutto i terribili e duraturi effetti del virus (decessi, calo di nascite, chiusura delle attività non essenziali, perdita di posti di lavoro, aumento della disoccupazione, riduzione del PIL etc), con conseguente inattendibilità delle previsioni, cosa che getta lunghe ombre sull’intero lavoro: come si fa a pianificare una gestione del ciclo dei rifiuti se non si parte da dati il più possibile realistici relativamente al prevedibile calo del PIL del territorio dell’ATO, che a sua volta incide sulla capacità di spesa delle famiglie, quindi sulla produzione dei rifiuti, quindi sulla domanda futura di servizi e infrastrutture? D'altronde è già successo per cause molto meno impattanti sull'economia, ad esempio con la contrazione del PIL nel triennio 2011-2013.

D’altra parte la pandemia, nel caso del Meridione d’Italia e più in particolare del territorio dell’ATO Salerno, infierisce in un contesto economicamente fragile, già debilitato dall’alternarsi di crisi economiche di varia origine. In fase immediatamente pre-covid il dato sulle nuove imprese iscritte nel 2019 nella provincia di Salerno risulta il peggiore degli ultimi dieci anni (la flessione è di quasi 700 nuove attività rispetto al 2018): cosa ci si può aspettare dopo due anni di crisi pandemica ed economica?

Per questa prima parte del Piano c’è ancora un’osservazione da fare, su uno squilibrio non opportunamente tenuto in conto: a fronte di SAD, prevalentemente costieri e pianeggianti, dove la popolazione risulta lievemente in crescita, si tratta con noncuranza il tragico e irreversibile spopolamento dei paesi interni della provincia salernitana, in cui si registra un accentuato fenomeno di senilizzazione della popolazione senza alcuna prospettiva di ricambio generazionale.

In conclusione, per fare questo piano sono stati utilizzati dati validi al tempo della loro pubblicazione ma oggi non più attendibili. Questa è solo la punta dell'iceberg, perché problemi ben più gravi inficiano il piano i cui errori si abbatteranno sulle nostre spalle...

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