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sabato 20 luglio 2024

L'allunaggio: un'epica impresa difficile da credere


Il 20 luglio 1969 avveniva forse la più straordinaria impresa dell'umanità: superare i confini del nostro pianeta per raggiungere un altro corpo celeste.

La Luna, nonostante sia il satellite naturale della Terra, è a tutti gli effetti un piccolo pianeta diverso dal nostro che, per quanto vicino, dista pur sempre 384.400 km dalla Terra. La distanza tra Terra e Luna è tale che se mettessimo tutti i pianeti del nostro sistema solare in fila, questi passerebbero insieme e senza intoppi tra noi e il nostro amato satellite.
A distanza di 55 anni da quel fatidico luglio rimasto scolpito nella storia, l'impresa è diventata sempre più leggendaria, tanto che con il passare del tempo sempre più persone comuni hanno dubitato in tutto o in parte di questo avvenimento sbalorditivo. Non sono stati fatti molti sondaggi per scandagliare il parere dell'opinione pubblica sul tema, uno in particolare alla fine del XX secolo ha rivelato che il 6% della popolazione statunitense all'epoca era scettica sull'allunaggio e stiamo parlando della popolazione del Paese che ha compiuto l'impresa! Questa percentuale di scettici a distanza di un quarto di secolo non può che essere aumenta in tutto il mondo, soprattutto in virtù di alcune considerazioni che sono state fatte negli anni.

Prima fra tutte e la domanda sempre più comune: perché dopo quell'impresa si è ben presto smesso di andare sulla Luna? A questa domanda seguono spesso considerazioni del tipo: "a quest'ora, se l'uomo fosse veramente sbarcato sulla Luna, avremmo già dovuto colonizzarla...", magari con tutto il meglio che la tecnologia fantascientifica ha da offrire. In verità, se non si conoscono i motivi che hanno spinto l'umanità e più in particolare gli Usa ad andare sulla Luna, non si può conoscere nemmeno il motivo per il quale abbiamo ben presto smesso di organizzare spedizioni sul nostro pallido satellite.

domenica 9 giugno 2024

Un pensiero per la futura Valle dell'Angelo


Per anni, prima di queste elezioni amministrative, nel nostro piccolo mondo si sono consumate tensioni latenti fatte di brevi discussioni, sguardi amareggiati, piccole e grandi delusioni e critiche alla nostra classe dirigente. Tutto questo ha di volta in volta scavato un solco sempre più profondo con l’Amministrazione uscente, fino a culminare nella costruzione di una diversa visione del futuro per Valle dell’Angelo, che si è concretizzata nella lista elettorale che conosciamo tutti: Valle dell’Angelo Futura.

Noi veniamo da decenni di amministrazione improntata su un modello obsoleto di fare politica, che se nell’epoca delle vacche grasse aveva una sua ragion d’essere, oggi non risponde alle esigenze di un paese che lotta nel difficile contesto di crisi globale per non diventare un paese fantasma come Roscigno Vecchia.

sabato 1 giugno 2024

Il traffico illegale di rifiuti nel Cilento: una questione di salute pubblica

Purtroppo se ne parla poco, ma una minaccia non di poco conto grava anche sul nostro territorio. La Cooperativa Medica Parmenide ha condotto uno studio che mostra un incremento dei casi di malattie neoplastiche nel Cilento superiore alla media nazionale. Questi dati sono allarmanti, soprattutto considerando che il Cilento è un'area lontana da grandi complessi industriali, nota per il suo ambiente incontaminato. La domanda sorge spontanea: come è possibile che in un territorio così intatto si registri un tale incremento di malattie?

Una possibile risposta a questa domanda potrebbe risiedere nelle pratiche illegali di smaltimento dei rifiuti. Il traffico illecito di rifiuti è un problema che affligge diverse regioni d'Italia e il Cilento non fa eccezione, però con un’aggravante: il progressivo spopolamento, soprattutto delle aree interne, comporta il progressivo venir meno della tutela attiva da parte della popolazione sul vastissimo territorio in gran parte coperto da boschi e prati che non sono più come un tempo frequentati e presidiati da pastori, contadini, boscaioli. In questa situazione le ecomafie sguazzano indisturbate a danno dell'ambiente e della salute pubblica. Non è un’ipotesi peregrina: sostanze tossiche, come i policlorobifenili (Pcb), sono state trovate in campioni biologici di animali della zona, suggerendo una possibile contaminazione ambientale con evidenti ricadute anche sulla salute umana.

Il legame tra inquinamento ambientale e aumento dei casi di tumore non è un fenomeno nuovo. Studi epidemiologici hanno ripetutamente dimostrato come l'esposizione a sostanze tossiche possa aumentare il rischio di sviluppare varie forme di cancro.

Per concludere, non basta l'azione di pochi cittadini volenterosi che segnalano i casi o le situazioni sospette: l'unico modo per salvare il territorio e chi ci vive è avviare un'azione immediata e coordinata da parte non solo dell'Autorità Giudiziaria con i suoi doverosi controlli, ma anche delle Istituzioni politiche e amministrative che governano il territorio e che hanno tra le principali finalità quella di salvaguardarlo.

È di tutti noi il dovere di garantire che la bellezza e la purezza del Cilento vengano preservate per le generazioni future, insieme alla salute di chi lo abita.

domenica 12 maggio 2024

Commemorando i moti cilentani del 1828

 

Immagine rievocativa dei moti cilentani del 1828

“Fra il mestiere di ladro e quello di rivoluzionario io scelgo quello che conosco meglio...”
James Coburn nel ruolo di John H. Mallory in “Giù la testa” (film cult del 1971)

Era il 1828 quando dei briganti, ladri, carbonari e rivoluzionari decisero di imbracciare il fucile. L’aristocrazia ed il latifondismo dominavano incontrastati in tutto il Cilento, il popolo era soffocato dalla monarchia assoluta di Francesco I di Borbone. L’effimera Costituzione del 1820, su cui il Re aveva spergiurato, era ormai solo un ricordo che la Santa Alleanza avrebbe voluto cancellare. Quella Costituzione rimasta in vigore una manciata di mesi era stata solo un contentino dato per il timore che la rivoluzione potesse attraversare il Regno e abbattersi contro l’aristocrazia, timore svanito appena gli informatori e consiglieri del Re assicurarono che non vi era “nessun pericolo di rivoluzione”, ben che meno da parte dei cilentani, popolo rurale di pastori e contadini analfabeti da ammaestrare con frusta e manganello.
L’insurrezione invece cominciò nel Maggio del 1828. L’iniziale manipolo di ribelli ottenne subito ampia adesione da parte di nuovi simpatizzanti da ogni località del Cilento. Il problema era la scarsità di armi e munizioni. La notte fra il 27 e il 28 giugno dello stesso anno una nota banda di briganti capeggiata dai fratelli Capozzoli decise di assaltare il forte di Palinuro pensando di trovare 1500 fucili, dodici cannoni e abbondanti munizioni, ma non fu così: il forte era quasi del tutto vuoto. L’insurrezione proseguì con la proclamazione di un governo provvisorio e la richiesta della costituzione francese. Il Re reagì duramente affidando al maresciallo Del Carretto il compito della repressione che fu brutale. Non mancarono intere località spazzate via dalle cannonate, pene di morte senza processo e teste mozzate esposte sui pali da monito per chiunque altro avesse voluto ribellarsi.
Oggi noi vogliamo ricordare quell’episodio non solo perché siamo cilentani, non solo perché ne ricorre l’anniversario, ma soprattutto per ribadire che quando una classe dirigente è stagnante inevitabilmente si allontana dal popolo e allontanandosi persegue altri interessi che non sono quelli che è stata chiamata a difendere per il bene della comunità.
Le democrazie liberali per uscire da queste situazioni hanno a disposizione lo strumento delle elezioni, indipendentemente dal numero di elettori chiamati al voto, siano essi poche centinaia, come nel nostro caso, o più di un milione. In questo risiede il senso della partecipazione della lista Valle dell'Angelo Futura alle elezioni che si terranno tra un mese anche nel ridente paese di Valle dell’Angelo nel cuore del Cilento.

venerdì 5 aprile 2024

Cilento, in bilico tra lotta politica e abbandono del territorio

Il 9 febbraio u.s. ho fatto domanda di residenza a Valle dell'Angelo con esito negativo. Ecco la mia risposta ad una politica miope che sa bene come conservare il potere.

Egregio Sindaco,
scrivo questa mia perché invitato dalla norma a presentare entro 10 giorni dal preavviso di diniego ulteriori elementi utili alla valutazione della mia domanda di residenza, presentata venerdì 9 febbraio u.s..
La motivazione formale del diniego da parte dell’Amministrazione riguarda la così detta “dimora abituale”: Valle dell’Angelo non sarebbe la mia dimora stabile. Vorrei però precisare che, come richiesto dall’ordinanza della Cassazione del 30 marzo 2023 n. 8982, al momento della presentazione della domanda ho avvisato l’Amministrazione procedente che per motivi di lavoro sono domiciliato a Velletri (RM) e che di conseguenza sarei stato certamente assente da casa nei giorni feriali. Nei giorni festivi nella cassetta postale di casa mia a Valle dell’Angelo - devo precisare -  non ho, però, trovato nessuna notifica dell’avvenuto controllo da parte della Polizia Locale nella fase istruttoria.
Detto questo, Valle dell’Angelo purtroppo non vive un momento di crescita demografica e non solo, per cui l’acquisizione di energie giovani dovrebbe essere l’obiettivo prioritario di un’amministrazione attenta a contrastare lo spopolamento. Si ricorda che in tale contesto di crisi demografica e lavorativa essere pendolari a cadenza anche settimanale è una condizione comune alla maggior parte dei residenti vallangiolesi rientranti nella popolazione attiva.
Il diniego pertanto assume un valore di retriva politica, soprattutto in considerazione della ventilata notizia della mia candidatura alle prossime elezioni amministrative nella lista “Valle dell’Angelo Futura”.
A quanto pare io non sono solo l’ennesimo giovane vittima di una politica più che decennale incapace di creare le condizioni di permanenza in un territorio che sta morendo, ma a questo punto devo definirmi uno dei pochi ad essere stato ufficialmente “ostracizzato” dal paese.
Eppure sono un giovane che non viene per prendere o chiedere piaceri a Valle dell’Angelo, ma solo per dare, mettendo a disposizione del territorio le proprie competenze ed energie.
Concludo ricordando che sono stato battezzato alla Fonte di San Barbato - e questo una volta era un elemento più che sufficiente per essere considerati dei veri casaltari – che ho vissuto fino al 2005 stabilmente a Valle dell’Angelo e che la mia famiglia è da generazioni casaltara e solo per motivi contingenti ha dovuto domiciliarsi altrove.