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sabato 25 novembre 2023

La burla del progetto Q*, la nuova IA che percula l’umanità

 

Luther Blissett versione robot

Di recente mi è capitato di leggere su innumerevoli quotidiani nazionali del fantomatico progetto di OpenAi denominato Q* (pronunciato Q-Star).

Si capisce immediatamente che la fonte di questa notizia solo apparentemente è Reuters, perché in realtà si tratta di qualche agenzia di stampa ben più sui generis e non mi sorprenderei si trattasse proprio del noto collettivo Wu Ming o in ogni caso di qualche imitatore che avrà letto il loro manuale degli scherzi, come è successo con le teorie del complotto di QAnon da cui purtroppo Trump ha tratto tanto giovamento...

La fake news farebbe riferimento a delle voci anonime "a conoscenza della questione" secondo cui il licenziamento di Sam Altman, ceo di OpenAI, sarebbe legato al progetto Q* riguardante una nuova intelligenza artificiale capace di mettere in pericolo l'umanità con i suoi calcoli matematici complessi, non dissimili da quelli di una calcolatrice.

Come se non bastasse questa intelligenza artificiale nel fare questi calcoli riuscirebbe persino a dare il solo risultato corretto (come se i risultati corretti chissà quanti possano essere), eguagliando ancora una volta una calcolatrice qualsiasi.

Le innovazioni non si fermano qui, perché l'intelligenza riuscirebbe persino a superare le capacità umane in compiti economicamente preziosi, cosa che già succedeva 60 anni fa se non prima.

A rendere la burla evidente c'è poi uno scontato richiamo alle tre leggi della robotica di Asimov e ad altre supercazzole inutili da commentare.

Restando in attesa degli ulteriori sviluppi di questa burla dal discreto successo, vorrei fare alcune precisazioni su quello che sarebbe il vero potenziale delle IA, purtroppo a mio avviso estremamente deludente rispetto al clima di sensazionalismo che stiamo vivendo ormai da più di un anno e di cui qualche bontempone è riuscito ad approfittare per i suoi burleschi scopi.

Prima di tutto mi preme precisare che non sono un esperto di informatica o di elettronica, ma tempo fa, un po' come tutti, rimasi incuriosito dall’IA generativa e quindi decisi di fare l’unica cosa che mi sembrava sensata fare: informarmi leggendo articoli di riviste specializzate e parlando con ingegneri elettronici ed informatici.

Quel che è evidente è che le IA hanno degli immensi limiti fisici: nonostante le apparenze, per far funzionare un’IA come un cervello umano, con le sue innumerevoli reti neurali, ci vorrebbe una capacità di calcolo ed un relativo dispendio energetico letteralmente immenso. Le migliori IA oggi esistenti per “complessità” non arrivano neanche lontanamente al cervello dei nostri animali domestici e probabilmente non ci arriveranno mai.

Non esiste nessun fantomatico progetto Q* che possa aggirare il problema

Quello che oggi fanno i chat bot come chatGPT di OpenAI è creare un testo o un’immagine sulla base di infinite “regole” informatiche acquisite perlopiù autonomamente dall'IA tramite l'immissione di un'enorme quantità di dati messi in ordine da un così detto algoritmo di apprendimento. Tutte queste innumerevoli regole informatiche o righe di comando fungono da nodi “comportamentali” e se visualizzate su una mappa tridimensionale possono dare l’impressione di imitare gli schemi neurali di un cervello umano, se non fosse che alla base di questo meccanismo non c’è nessuna vera intelligenza né un processo creativo, soprattutto se si considera che noi per far funzionare il nostro cervello, proprio perché siamo dotati di intelligenza, ci facciamo bastare meno di un piatto di pasta al pomodoro.

Per farla breve, anche nel caso in cui l’IA riuscisse a raggiungere la complessità dei nodi neurali di un cervello umano e una sufficiente capacità di calcolo da farlo funzionare correttamente nonostante gli elevati costi energetici, saremmo ancora lontani dall’aver creato una vera e propria intelligenza artificiale.

Per chi ancora non lo sapesse, noi umani oltre a far funzionare il cervello con qualche maccherone ed un po’ di ossigeno, riusciamo alla bisogna anche a creare nuovi nodi neurali. Ciò avviene tramite un processo di apprendimento per noi relativamente semplice, ma capace di far impallidire il più avanzato degli algoritmi di “apprendimento” automatico.

Concludo dicendo che la fantomatica intelligenza artificiale sarà spendibile commercialmente in alcuni campi, come ad esempio nel settore videoludico, ma per far funzionare bene il tutto ci vorrà sempre la mano dell’uomo.

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