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martedì 21 luglio 2020

La gattopardiana gestione dei rifiuti nella provincia di Salerno

Mi sono già occupato dell’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) di Salerno per la gestione dei rifiuti ed ho terminato il mio post con l’auspicio che l’ATO potesse assumere in tempi rapidi le proprie funzioni.
Dopo oltre sei mesi ci sono degli aggiornamenti. Eravamo rimasti alla delibera provinciale di scioglimento della società EcoAmbiente del 21/03/2018, dal momento che la competenza della gestione dei rifiuti era passata dalla Provincia agli ATO (L.R. 14/2016).
Nelle more dell’avvio di quest’ultimi la società EcoAmbiente in liquidazione ha continuato a svolgere normalmente le sue funzioni.

La folgorante notizia (cfr. deliberazione n. 7 del 27 maggio 2020 del Consiglio d’Ambito) è che EcoAmbiente non sarà più liquidata, ma acquistata dall’ATO di Salerno alla sensazionale cifra simbolica di un euro!

Tra le motivazioni riportate vi sono le seguenti:

  • le funzioni svolte da EcoAmbiente possono essere considerate per l’EDA Salerno “attività... di produzione di servizi strettamente necessarie al perseguimento delle proprie finalità istituzionali”;
  • l’acquisto dell’intera partecipazione sociale dell’EcoAmbiente SA S.p.A in liquidazione consentirà una virtuosa gestione pubblica del TMB di Battipaglia destinato al trattamento intermedio dell’intera produzione di RSU prodotto dai comuni dell’ATO di Salerno;
  • dal “Piano Industriale 2020/22 e Proposta di manovra finanziaria” si evince un virtuoso percorso di risanamento della società, che ha raggiunto, per l’esercizio sociale 2018, un utile pari ad euro 952.835,00; inoltre il bilancio 2019, in procinto di essere approvato, si chiude con un attivo di euro 1.200.00,00, evidenziando una solida capacità di produrre profitto grazie ad un’attenta gestione;
  • per quanto riguarda i debiti nei confronti della Regione, la società EcoAmbiente ha presentato una Proposta di accordo di ristrutturazione dei debiti, che ha buone possibilità di essere accettata;
  • dal punto di vista strategico l’acquisto di EcoAmbiente Salerno consentirà di gestire in house, senza soluzione di continuità, un fondamentale segmento funzionale del ciclo dei rifiuti, evitando il subentro di operatori economici privati;
  • l’acquisto garantirebbe anche la continuità occupazionale, senza interruzioni di sorta, del personale addetto, come richiesto dall’art. 29 della L.R.n. 14/16.

La popolazione salernitana, che sta pagando un conto salato per la cattiva gestione dei rifiuti nella Regione e nella Provincia di Salerno, deve porsi la seguente domanda: “l’acquisto di EcoAmbiente è veramente vantaggioso e conveniente?”


Per rispondere è necessario anzitutto valutare senza preconcetti se la società EcoAmbiente nella sua azione si è attenuta ai principi di economicità, efficacia ed efficienza.
Su questo non ci sono dubbi: la gestione della società è stata diseconomica, inefficace ed inefficiente. Basta considerare:

  • il deficit di 8 milioni di euro risultante dai bilanci del 2014, 2015 e 2016;
  • il debito nei confronti della Regione (cfr. decreto ingiuntivo, nel mese di gennaio 2018, della Regione Campania, con il quale è stato intimato alla società il pagamento della somma di euro 30.183.036,65, oltre agli interessi legali per euro 76.130,13, a titolo di “rimborso del costo di conferimento rifiuti al termovalorizzatore di Acerra”, cifra attualmente salita a 45 milioni di euro);
  • la stessa incapacità di riscuotere i crediti nei confronti dei Comuni, molti dei quali non versano il dovuto regolarmente (non avendo firmato, a quanto pare, un contratto);
  • il pignoramento mobiliare subìto nel giugno 2017 da parte di due importanti fornitori (ATI De Vizia-SMET ed AD Logistica), che ha sottratto consistenti risorse finanziarie (oltre 1.700.000 euro).

Inoltre si è affermato un comportamento della partecipata arbitrario e fuori controllo, che ha comportato gravi conseguenze:

  • EcoAmbiente ha approvato solo in data 20 marzo 2018, con verbale n. 16 del Consiglio di Sorveglianza, con estremo ritardo rispetto ai tempi ordinari, i bilanci riguardanti gli esercizi 2014, 2015, 2016, non consentendo, di conseguenza, alla Provincia di Salerno, le attività di direzione, coordinamento e controllo preventivo e strategico dei fatti gestionali, economici, patrimoniali e finanziari dell’attività svolta, nonché la verifica della correttezza, regolarità ed economicità dell’amministrazione societaria;
  • addirittura la Provincia è stata costretta a ricorrere al TAR per far valere i propri diritti di socio unico;
  • EcoAmbiente non si è affatto astenuta, come avrebbe dovuto nella sua qualità di società partecipata, dall’assumere arbitrariamente personale e dal conferire nomine fiduciarie, nonostante la Delibera del Presidente della Provincia n.83 del 20.06.2014 che lo richiedeva.

La condotta di EcoAmbiente inoltre ha dato luogo a:

  • una maxi inchiesta dal 2011 al 2017 da parte della direzione distrettuale antimafia di Salerno, con 21 indagati, per turbativa d’asta e peculato nella gestione e trattamento del percolato prodotto dagli impianti di Macchia Soprana e di Parapoti e per la movimentazione e il trasporto dei rifiuti speciali prodotti dallo STIR di Battipaglia alla discarica di Campagna;
  • un’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Salerno dopo le denunce presentate da Giuseppe Canfora nel 2015 sulla condotta degli amministratori e da Mimmo Volpe l’anno successivo, con tanto di relazione approvata dal Consiglio provinciale di Salerno, per “la gestione economica totalmente fuori controllo” e la gestione amministrativa “viziata da rilevanti negligenze”;
  • una sentenza (aprile 2017) emessa dal Giudice del lavoro del Tribunale di Salerno che condannava EcoAmbiente Salerno s.p.a. (in liquidazione) all’assunzione retroattiva (1 gennaio 2012) di 15 dipendenti ex ASER. Tale sentenza ha portato il numero dei dipendenti da 75 a 90 unità lavorative con un significativo incremento del costo del personale.

In poche parole, non c'è aspetto gestionale che sia rimasto indenne da indagini, dai bilanci fallimentari alla gestione degli impianti fino all’affidamento degli appalti e alla politica delle assunzioni.
Tra le inadempienze vi è la mancanza di manutenzione ordinaria o straordinaria dello STIR di Battipaglia, con il conseguente malfunzionamento che ha dato luogo a ripetute interruzioni e disservizi, con la sofferenza di tutti i comuni afferenti, oltre al grave incendio del 10 luglio 2018.

L’incuria è documentata, tra l’altro da vari controlli:

  • uno effettuato su incarico di ECOAMIENTE dal laboratorio di analisi Natura srl, in data 18/08/2017, su frazione umida presente nello STIR, che rileva, oltre all’odore molesto nell’impianto, un valore di Carbonio Organico Disciolto pari a 2298 mg/l (il limite è 100 mg/l);
  • i risultati del sopralluogo effettuato il 31/08/2017 dall’Arpac inducono il Dipartimento della Salute della Regione Campania a diffidare il gestore dell’impianto STIR, nel termine di 15 giorni, a rimuovere le difformità e criticità rilevate (assenza di ogni forma di coibentazione, rifiuti giacenti all’aperto insieme a rifiuti imballati e stoccati nell’ormai lontano 2005);
  • dopo gli ultimi controlli, nei mesi di marzo e aprile 2018, l’Arpac invia alla Procura della Repubblica il documento “Ipotesi di sanzioni relative all’attività ispettiva effettuata presso l’impianto TMB ex STIR di Battipaglia” (prot. ARPAC n. 67868 del 23/11/2018)1 denunciando numerose irregolarità e infrazioni, tra cui: l’assenza di presidi per impedire l’interazione tra rifiuti e agenti atmosferici, i ristagni d’acqua e accumuli di rifiuti in aree non dedicate; le strutture in stato non eccellente di manutenzione ed efficienza, l’assenza degli accorgimenti tecnici per evitare disservizi quali fuoriuscite di rifiuti e concentrazioni di sostanze quali ammoniaca, toluene, etilacetato, eptano maleodoranti, il sistema di depurazione acque reflue industriali non attivo, la difficoltà di spurgo dei piezometri, il superamento dei tempi di detenzione dei rifiuti prodotti, il funzionamento dell’impianto in difformità all’AIA, l’assenza di misure per prevenire incendi.

D’altra parte la società non ha mai brillato neanche per progettualità e iniziative, ad esempio non ha mai presentato il progetto per la realizzazione dell’impiantistica a supporto del ciclo integrato dei rifiuti (DGR 604/2011) presso lo STIR di Battipaglia per un impegno di euro 1.159.861,18, come da D.D. n. 16 del 12/12/2014, mentre gli STIR di Pianodardine (AV), Casalduni (BN) e Santa Maria Capua Vetere sono già stati ammessi a finanziamento definitivo ed hanno avuto un primo acconto (Cfr. “Monitoraggio dell’attuazione del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani della Campania”, 2019, pag. 63).

L’unica idea progettuale che EcoAmbiente ha perseguito con testardaggine, senza tener conto alcuno di criteri razionali di localizzazione né della volontà della popolazione interessata, riguarda l’impianto di compostaggio ad ampliamento dello STIR, inserito già nel Piano Industriale per la gestione dei rifiuti urbani della provincia di Salerno - Anni 2010-2013,; a questo è seguita l’adesione della società all’Avviso pubblicato dalla Regione Campania in data 12 maggio 2016, volto ad acquisire, da parte delle Amministrazioni comunali, le manifestazioni di interesse alla localizzazione sui propri territori di impianti di valorizzazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani da raccolta differenziata; la società in oggetto ha poi sottoscritto in data 28 marzo 2017 l’accordo con la provincia di Salerno e la regione Campania per la realizzazione del famigerato impianto; ha quindi presentato il progetto esecutivo dell’impianto di compostaggio da realizzare nello STIR di Battipaglia per il costo complessivo di € 9.689.434,7 di cui € 7.474.652,62 per lavori e € 2.214.782,12 per somme a disposizione, progetto approvato dalla Regione Campania con Decreto Dirigenziale n. 1 del 16/05/2017, cui è seguita rapidamente la gara (D.D. n. 114 del 21/06/2017), aggiudicata dalla Soc. Monsud s.p.a con sede in Avellino alla via Pianodardine snc - Zona Ind.le -83100- P.i.v.a 00296690647 per un importo contrattuale di € 5.766.276,70 (cfr. (GU 5a Serie Speciale - Contratti Pubblici n.18 del 12-2-2018).

Non sappiamo ancora se l’impianto di compostaggio di Battipaglia è stato inserito nel “Piano Industriale 2020/22 e Proposta di manovra finanziaria”, perché non è stato reso pubblico, ma si presume di sì.

Questo progetto non si è ancora realizzato semplicemente perché lo Stir di Battipaglia è talmente ingombro di rifiuti da non consentire i lavori! Ma di questo parleremo un’altra volta.

Se si valutano tutti gli elementi sopra riportati, non sembra affatto un affare l’acquisto di EcoAmbiente da parte dell’Ato.

Nella delibera non si sono presi in considerazione tutti gli elementi conoscitivi, ma solo quelli in qualche modo favorevoli alla tesi dell’acquisto, ignorando del tutto le delibere della Provincia relative ad EcoAmbiente che fanno piena luce sulla reale situazione della società e sulla sua gestione non economica, non efficace e non efficiente. E questo dovrebbe bastare.
Perché l’ATO dovrebbe ficcarsi in un casino come quello che si è appena tratteggiato solo per grossi capi?
Inoltre per quale motivo sotto la direzione dell’ATO la società non dovrebbe perpetuare comportamenti e dinamiche che hanno portato all’attuale situazione?
Se tutte le società provinciali che gestiscono il ciclo dei rifiuti a partire dall’entrata in vigore della

Nella delibera non si sono presi in considerazione tutti gli elementi conoscitivi, ma solo quelli in qualche modo favorevoli alla tesi dell’acquisto, ignorando del tutto le delibere della Provincia relative ad EcoAmbiente che fanno piena luce sulla reale situazione della società e sulla sua gestione non economica, non efficace e non efficiente. E questo dovrebbe bastare.
Perché l’ATO dovrebbe ficcarsi in un casino come quello che si è appena tratteggiato solo per grossi capi?
Inoltre per quale motivo sotto la direzione dell’ATO la società non dovrebbe perpetuare comportamenti e dinamiche che hanno portato all’attuale situazione?
Se tutte le società provinciali che gestiscono il ciclo dei rifiuti a partire dall’entrata in vigore della Legge Regionale n.14/2016 hanno perso le proprie competenze in materia di rifiuti dovendo solo in via transitoria (per espressa lettera dell’art.40 della citata legge campana) assicurare il servizio pubblico (non suscettibile di interruzione) sino al subentro del nuovo soggetto gestore, per quale motivo riesumarle forzosamente e sconsideratamente se hanno dato cattiva prova di sé?

Se l’ATO adottasse solo in minima parte la “diligenza del buon padre di famiglia”, starebbe bene attento a non caricarsi di un peso come quello di una società dalla evidente diseconomia strutturale, foriera di guai e fonte di problemi.
In parole semplici l’acquisizione di una società che ha dato così deludente prova di sé rappresenta il mancato cambiamento, che invece sarebbe auspicabile per uscire definitivamente dall’emergenza rifiuti in cui la Campania versa ormai da decenni.
Non cadiamo ancora una volta nella logica del Gattopardo del «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» (ovviamente solo apparentemente), perdendo ancora una volta un’occasione preziosa di rinnovamento e di correzione degli errori compiuti.
Dall’annuale rilevazione (2018) dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva circa i costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia italiani, la Campania è la più costosa con 422 euro annuali di media. Il primato negativo in Regione spetta a Salerno con 468 € annuali (e adesso sappiamo anche perché), quello “positivo” ad Avellino (331€) che fa registrare però un aumento del 10,8% rispetto al 2017.

Ma è davvero questo che si merita la popolazione della Provincia di Salerno?

1 Consultabile su https://www.ecoambientesalerno.it/public/file/20181228112728.pdf

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