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domenica 27 ottobre 2019

Le ragioni del NO al Commissario Straordinario per l'emergenza ambientale nella Valle del Sele

Immagine della Valle del Sele ripresa dal castello di Oliveto
L'unico effetto positivo prodotto dalle criticità ambientali di Battipaglia è che la nostra città è diventata un cantiere in cui sempre più persone si interessano, partecipano e collaborano, discutendo e avanzando proposte per trovare delle soluzioni.
Non è strano quindi che si crei in qualche caso una concordia discors, una cosiddetta «concordia discordante», in parole semplici che ci sia dialettica, confronto e qualche volta contrasto tra pareri e idee per raggiungere obiettivi comuni.
È il caso della richiesta di nomina di un Commissario Straordinario per l'emergenza ambientale nella Valle del Sele che, data la sfiducia nella politica locale, sta riscuotendo ampi consensi tra la popolazione.
Fin dal primo momento sono stato contrario a questa apparente soluzione del problema ambientale perché ho subito pensato all'operato dei vari commissari straordinari dell'emergenza rifiuti che si sono succeduti in Campania dal 1994 in poi. La gestione dell'emergenza rifiuti in Campania da parte dei commissari è stata oggettivamente disastrosa e l'attuale situazione non è altro che il risultato di questa gestione basata esclusivamente sul tamponamento dei problemi e su scelte non lungimiranti.
Che cosa successe allora? In primo luogo ci fu la totale esclusione da qualsiasi consultazione o decisione delle popolazioni locali e delle stesse amministrazioni comunali e provinciali da parte del commissario di turno.
Le popolazioni campane, ignare di tutto, alla fine si videro calare dall'alto impianti, discariche e inceneritori che non avrebbero mai accettato se non costrette, come furono, da causa di forza maggiore.
Mentre nel resto dell'Italia erano in vigore leggi nazionali che garantivano la tutela dei territori e della salute (ad esempio il d.lgs. n. 22/97 e successivamente il d.lgs. n. 152/2006), i commissari protetti dalla legge fecero di tutto e di più contro la salute, l'ambiente etc. in deroga a tutte le leggi ambientali vigenti.
Molti obietteranno che un commissario nazionale sia diverso da un commissario regionale ma non è così: in primis tutti i commissari straordinari (ad eccezione di quelli prefettizi in caso di scioglimento anticipato di un consiglio comunale) vengono nominati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri; inoltre un qualsiasi commissario «risolverebbe» i nostri problemi seguendo criteri di funzionalità logistica secondo i quali Battipaglia e la Piana del Sele sono al primo posto per la facilità delle comunicazioni e dei trasporti, oltre che per la presenza di aree industriali e produttive e di un'imprenditoria già attualmente indirizzata alla lavorazione dei rifiuti ed esperta nel settore.
Il problema è che questa soluzione non è una reale soluzione. In sostanza con un commissario si replicherebbero le stesse scelte e gli stessi errori del passato.
Delegare a un deus ex machina (commissario) comporterebbe la rinuncia da parte della politica locale ad un’assunzione di responsabilità e la rinuncia ad una crescita politica e culturale attraverso la ricerca autonoma delle soluzioni.
Molti obietteranno che chiedere a gran voce un commissario è un modo per i cittadini di mettere alle strette i politici, ma è più probabile che avvenga il contrario: il politico di turno, aderendo alla richiesta dei cittadini, coglierà l'occasione per delegare ad altri le proprie responsabilità e mantenere un'immagine irreprensibile. Ancora una volta se il problema, come è ipotizzabile, rimarrà se non peggiorerà, la colpa sarà di altri oltretutto non perseguibili e per giunta voluti dal popolo. È il caso di dire cornuti e mazziati.
La lotta ambientale è lotta politica, la via maestra è quella della pressione sui politici locali e del controllo del loro operato dal momento che sono gli unici più vicini alla popolazione. Questo significa rafforzare il movimento per la salute e l'ambiente continuando ad informare e coinvolgere più persone e competenze possibili, anziché portarlo sul binario morto del lasciar fare a chi non avrebbe a cuore la tutela del territorio come chi ci vive.
E allora qual è la soluzione e quale via per arrivarci? Prima di tutto va cambiato il modo di concepire il problema: non si tratta di continuare a dire Not In My Back Yard, letteralmente «Non nel mio cortile» ma di dire «a ciascuno il suo». Ad esempio piuttosto che costruire un mega-impianto di compostaggio il cui impatto sul territorio è inevitabile, bisogna pensare a dotare ogni zona di piccoli impianti di prossimità e dove possibile incentivare il compostaggio domestico. Questo creerebbe più occupazione, più tutela ambientale, più qualità del prodotto.
Molti obietteranno che non è economicamente conveniente. Rispondiamo che, ammesso e non concesso che sia così, a noi serve un'economia al servizio dell'ambiente e non il contrario. Non possiamo continuare a sacrificare l'ambiente per l'economia.
Questa è la rivoluzione culturale che si chiede nell'epoca in cui viviamo.
Una volta capito il problema, la via da seguire è quella del dialogo e della cooperazione tra gli enti locali che devono mettere da parte una volta per tutte campanilismi e personalismi. Gli strumenti per fare questo sono già previsti da leggi nazionali e regionali ma ci comportiamo come se non ci riguardassero affatto. Lo strumento a cui mi sto riferendo in questo momento è l’ATO (Ambito Territoriale Ottimale) di Salerno per la gestione dei rifiuti che attualmente esiste solo sulla carta. L’ambito ottimale, proprio per le sue dimensioni più ridotte, può concretizzare, in aria sovra-comunale, i principi di autosufficienza e di prossimità del recupero e smaltimento dei rifiuti con conseguente riduzione della loro movimentazione, concentrazione e serio controllo della filiera dei rifiuti.
È compito dei comuni far sentire la propria voce nell’ATO e indirizzare territorialmente le scelte trovando le soluzioni migliori per tutti: da parte dei Comuni e dei cittadini, invece del commissariamento, va perseguita l’attivazione dell’ATO per la gestione dei rifiuti. È l’unico modo per contrastare e sfuggire alle decisioni imposte dall’alto sul nostro territorio.
In buona sostanza il ricorso al commissariamento straordinario costituisce una cessione dei diritti democratici, appiattisce il pensiero politico ed è un passo indietro per qualsiasi lotta dal basso.

Angelo Minelli

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