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martedì 30 luglio 2019

Quest'estate sono stato cent'anni a Macondo

Quest'estate sono stato cent'anni a Macondo, non vi dico che spasso con il perenne senso di scoramento dalla prima all'ultima pagina. Una sensazione ben diversa dall'energia derivante dal noto pessimismo dell'intelligenza e ottimismo della volontà" di gramsciana memoria a cui sono abituato. Una predestinazione ineluttabile, che nessuno può arrivare a comprendere prima ancora di pensare di ontrastarla.
Generazioni passano e poco o nulla del passato si conserva nella memoria, tutto viene dimenticato come se la malattia dell'insonnia perdurasse, nonostante la cura, nel suo ultimo e più distruttivo effetto: l'oblio. Le parentele, i sentimenti, i massacri di lavoratori inermi, le imprese e persino gli eroi di guerra del partito liberale, come il colonnello Aureliano Buendía e le sue 32 battaglie contro il governo conservatore (perse tutte dalla prima all'ultima) si dissolvono e l'unica traccia che rimane come una radiazione cosmica di fondo è la solitudine.

Angelo Minelli

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