Di Angelo Minelli
Analisi
di contesto di una sconfitta
Lega,
primo partito d'Italia al 34,33%: un successo che porta Salvini a
baciare il rosario in conferenza stampa per ingraziarsi quel segmento
di elettorato del Sud che apprezza le aperte manifestazioni di fede,
approfittando così del momento politico favorevole per continuare a
fare campagna elettorale, proclamandosi al contempo
unto dal Signore. Ora
la destra complessivamente sfiora la maggioranza assoluta con il
49,58% con i due partiti in crescita, Lega e Fratelli d’Italia,
particolarmente propensi ad assorbire idee, linguaggi e militanti
appartenenti al fascismo del nuovo millennio.
A queste elezioni europee hanno votato 709mila elettori in meno rispetto alle europee del 2014, dove la sinistra radicale ottenne il 4,03% grazie soprattutto alla spinta greca di Syriza che a queste elezioni si è esaurita, lasciando spazio all’ambientalismo e al sovranismo.
A queste elezioni europee hanno votato 709mila elettori in meno rispetto alle europee del 2014, dove la sinistra radicale ottenne il 4,03% grazie soprattutto alla spinta greca di Syriza che a queste elezioni si è esaurita, lasciando spazio all’ambientalismo e al sovranismo.
Il
Partito Comunista sembra invece rafforzarsi, anche se di poco,
particolarmente legato all’esperienza del socialismo reale
sovietico e dalla struttura monolitica tipica di un classico partito
ottocentesco, permeabile all’autoritarismo.
Per la sinistra radicale a livello nazionale questa è stata più che una sconfitta, non pare infatti esserci alcuna possibilità di ripresa: qualsiasi donna o uomo che si riconosca nella sinistra radicale, nel guardarsi intorno in questo momento non vede altro che macerie.
Per la sinistra radicale a livello nazionale questa è stata più che una sconfitta, non pare infatti esserci alcuna possibilità di ripresa: qualsiasi donna o uomo che si riconosca nella sinistra radicale, nel guardarsi intorno in questo momento non vede altro che macerie.
Come
si spiega l’attuale contesto?
Lo
spirito del tempo
Potrebbe
essere lo Zeitgeist,
l’incontrastabile scorrere
dello spirito
del tempo che
tutto travolge e contro cui
ogni resistenza individuale o organizzata è sempre stata vana. Se
fosse questa la spiegazione
si potrebbe solo
attendere il naturale
corso degli eventi che
presto o tardi porterà
la storia a ripetersi e speriamo non con la drammaticità che ha
caratterizzato il XX secolo. È tuttavia possibile che esistano
altre cause di natura più concretamente analizzabile, che implicano
errori politici e in questo caso non resta che andare
alle radici del problema.
La
scarsa visibilità
mediatica
Al di
là di ogni ipotesi di complotto, di
certo non aiuta ad avere visibilità improvvisare
un progetto
politico
un mese prima delle elezioni.
Per avere visibilità
bisogna
fare
notizia
molto prima della campagna
elettorale con iniziative territoriali e nazionali. Soprattutto i
media locali saranno ben felici di avere materia prima per
i loro notiziari
e questo potrebbe consentire
una presenza costante e continua per il proprio elettorato e oltre.
Chiedere maggiore visibilità
con il cappello in mano o presentare
ricorso all’Agcom sotto le
elezioni è una scelta perdente.
La visibilità non si cerca
ma si crea.
Come
aiutare i propri avversari
La
scelta di creare un progetto politico sotto le elezioni, mobilitando
gli attivisti nella campagna elettorale nei modi tradizionali,
ottiene solo il risultato di aumentare l’affluenza alle urne perché
vivacizza il dibattito politico e informa delle elezioni, ma non
riesce a dare un quadro
convincente dell’alternativa proposta che si presenta senza valide
basi. Paradossalmente, in caso di elezioni non particolarmente
sentite, su cui gli stessi candidati investono poco, per
un progetto politico dell’ultima ora la migliore strategia sarebbe
non fare campagna elettorale
per non incrementare l’affluenza alle urne a favore degli avversari
e puntare almeno
sul proprio zoccolo duro.
La
tematica clou di ogni
elezione
È noto che a partire dall’esperienza di Sinistra Arcobaleno, dal dicembre 2007 in poi, per più di dieci anni, il contesto politico di breve termine e l’obiettivo di ottenere un veloce riscontro elettorale, hanno portato la sinistra radicale ed in particolare Rifondazione Comunista a cambiare continuamente contenitore e simbolo, rimescolando le proprie alleanze e cercando di intercettare le tendenze del momento al fine di ottenere un consenso quanto più ampio e veloce possibile.
In
ottica di marketing elettorale, così come il grande tema
delle europee del 2014 è stato il caso greco e l’austerity,
l’ambiente è stato il grande tema di sinistra delle ultime
elezioni europee. Un tema che a partire dall’appello di Greta
Thunberg ha spinto i giovani ad avvicinarsi alla politica,
fornendo nuova potenziale linfa a Rifondazione, piegata sì alla
logica dei comitati elettorali ma che di base fa ancora della
militanza la principale forza propulsiva. Il tema clou di questa
elezione è stato mancato, in assenza di un collegamento diretto
tra l’ambiente e la sinistra antiliberista, non si è saputo
collegare in modo stringente e comunicativo la sinistra all’ambiente,
mentre i verdi non hanno saputo ben collegare l’ambiente alla
sinistra, subendo addirittura l’infiltrazione dall’estrema
destra.
Il
cane che si morde la coda
Fino
ad ora si è ragionato nell’ottica del prodotto da offrire agli
elettori e circa il modo in cui presentare tale prodotto con scarsi
risultati. Ma questa è la giusta prospettiva con cui fare politica?
Così come Rifondazione Comunista è in diritto di volere riscontri
elettorali ora e subito, anche gli elettori sono in diritto di
chiedere alla politica risultati ora e subito. Rifondazione nella
scelta delle sue strategie politiche è vittima della stessa
logica che muove le scelte dell’elettorato: l’elettorato non
vota a sinistra perché da essa non può ottenere risultati immediati
da quella manciata di parlamentari eventualmente eletti, la sinistra
e con essa il PRC non fa progetti politici di lungo termine lontano
dalle campagne elettorali perché vuole un riscontro elettorale ora e
subito. Questa è la logica dell’utilitarismo del voto nella sua
essenza e molti partiti politici ne sono vittima non meno degli
elettori.
La
sinistra ludopatica
Una
delle scoperte più importanti nello studio della ludopatia consiste
nella seguente dinamica: un ludopatico dovendo scegliere tra 1.
la certezza di perdere sicuramente dei soldi e 2. la
possibilità di recuperare e vincere dei soldi con il rischio di
aggravare la sua perdita di denaro, opta sempre per la seconda
opzione. Questa è la stessa logica percorsa dalla sinistra nelle sue
scelte politiche. Ci comportiamo come dei ludopatici che nella brama
di recuperare consenso ad ogni giocata/elezione attuiamo scelte
rischiose che ci fanno perdere consenso. Così come ai ludopatici non
piace giocare e perdere in questo modo, nemmeno alla sinistra piace
fare politica in questo modo, ma ciò nonostante le stesse scelte
vengono reiterate convulsamente come una malattia.
Un
partito non partito
Il
PRC pur essendo molto più di un comitato elettorale si comporta come
tale e questo è causa di problemi. La militanza che accompagna le
iniziative territoriali e attrae nuovi simpatizzanti rimane uno dei
perni del PRC, sia per una motivazione politico-culturale, sia per la
perenne carenza di risorse economiche. Il principale problema che si
ha quando un partito si comporta esclusivamente da comitato
elettorale, cambiando forma e contenitore secondo logiche
improvvisate, è che al momento delle elezioni tutto il lavoro
precedentemente svolto nei territori per nome e per conto di
Rifondazione Comunista viene vanificato o diventa addirittura
controproducente. Questo genera frustrazione e disaffezione che si
amplificano al momento della disfatta elettorale.
Così
ad esempio è successo al circolo PRC A. Gramsci di Battipaglia, che
ha intrapreso un’iniziativa politica prima della campagna
elettorale con il simbolo del PRC, dal momento che il simbolo de “la
Sinistra” ancora non esisteva. Questo ha fatto si che l’iniziativa
politica locale venisse associata “ai comunisti”, portando un
travaso di voti al Partito Comunista di Rizzo che in questo modo si è
giovato senza colpo ferire dell’iniziativa del circolo locale del
PRC.
Se
almeno in parte quanto scritto è condivisibile, è il momento di
smetterla di dare la colpa dei fallimenti della sinistra (ed in
particolare del PRC, ingrediente comune di ogni nuovo progetto
politico) esclusivamente alle dinamiche esogene. Questa crisi
politica offre l’opportunità di apportare le giuste modifiche al
nostro modus operandi. Così facendo forse la nostra personale
traversata del deserto durerà meno di 40 anni. Dopotutto ora sono
passati solamente 12 anni.
Condivido pienamente l'analisi fatta del perché di una sconfitta politica. Che serva da lezione a quanti hanno sbagliato nell'approccio politico. Un incoraggiamento a chi si è profuso con impegno nel capire ed intercettare le istanze e le esigenze delle elettrici ed elettori. Le sconfitte servono per imparare, mai demordere o demoralizzarsi.
RispondiElimina