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martedì 9 aprile 2019

In memoria di Carmine Citro


Sul '69 a Battipaglia è stato scritto molto e detto ancora di più, ma in questi giorni di commemorazione che coinvolgono una buona parte della nostra cittadinanza, noi vogliamo rivolgere un pensiero a Carmine Citro, un giovane tipografo di 19 anni, ucciso durante la rivolta battipagliese del '69, raccontandolo per quello che era: un idealista, come tanti all'epoca, che probabilmente oggi sarebbe stato disilluso dalla politica come è successo a tante persone della sua generazione. Non sappiamo quali sarebbero state le sue scelte e le sue azioni future se non fosse morto in quel giorno di protesta, se non avesse pagato suo malgrado il prezzo più alto per i diritti dei lavoratori, per le sue convinzioni e per i suoi ideali.
Nel 1969 si credeva che quegli ideali avessero la capacità di spronare gli uomini e le donne a cambiare il mondo nella bramosia di un futuro migliore, che appariva chiaro e lampante davanti agli occhi, nonostante la foschia del presente, per la capacità che si aveva di avere una visione alternativa della società, che mal si coinciliava con quella esistente e che tentava, nei momenti più alti di tensione, di emergere anche con la forza.
In questo tempo presente in cui domina incontrastato quello che la sinistra d'alternativa antiliberista definisce Pensiero Unico, pensando a figure simbolo della nostra città, come lo è diventato Carmine, non possiamo che chiederci se abbia ancora un senso esistere e lottare in questo malandato presente, frammentato dagli innumervoli egoismi che distruggono il nostro spirito, prima che la nostra capacità di interpretare la società; se abbia ancora un senso essere comunisti e in particolare essere comunisti del Circolo Gramsci di Battipaglia a cui Carmine apparteneva; se abbia ancora senso rivendicare al mondo quegli stessi ideali che, tracciando un ampio cerchio intorno all'uomo, partono dalle esigenze più materiali ed elementari fino a connettere, principio dopo principio, come un filo conduttore, tutte le strutture e le sovrastrutture che noi vorremmo radicalmente diverse se non definitivamente abbattute.
La maggior parte degli idealisti come lo era Carmine probabilmente oggi non avrebbe più seguito quel sentiero tanto impervio e pericoloso, ma fino a quando ci sarà ancora qualcuno che a Battipaglia conserva quello spirito, il nostro presidio di umanità in via Gramsci continuerà ad esistere non molto lontano dalla targa in questa foto.

Angelo Minelli

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