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giovedì 14 novembre 2019

A Battipaglia c'è bisogno di pensare globale e agire locale


Think global, act local” applicato a Battipaglia.

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Non a caso pensare globale e agire locale è uno slogan, un motto pensato per la prima volta da un celebre urbanista scozzese di nome Patrick Geddes morto nel 1932, decenni prima che si affermassero gli studi sulla globalizzazione ed i suoi effetti sulle economie locali ed il governo del territorio.
Non a caso Battipaglia è una città cresciuta male con un piano urbanistico vetusto, decisamente e forse volutamente inadeguato alle esigenze odierne, sicché senza regole urbanistiche moderne prevalgono di volta in volta gli interessi particolari di questo o quel palazzinaro o imprenditore.
Non a caso questo motto, quasi dimenticato, fu ripreso e rielaborato anni dopo il precipizio rappresentato dalla Grande Guerra da Zygmunt Bauman, un noto sociologo che cercava di capire come volgere a vantaggio delle moltitudini l'intreccio e la moltiplicazione delle relazioni economiche e sociali che collegavano in modo sempre più vincolante tutto il Mondo, con notevoli conseguenze per Paesi, aziende e persone.
Questa formula fu considerata la via da percorrere per vincere le sfide quotidiane dei mercati e della concorrenza globale, ma oggi è totalmente misconosciuta nel nostro territorio, non solo da parte di chi ci governa con i risultati che abbiamo davanti agli occhi, ma anche da parte di chi dovrebbe rappresentare un'alternativa culturale volta al cambiamento in meglio dello stato di cose presenti.
Lo dimostra il fatto che si arrivi quasi a pensare che possa essere un problema unire le nostre istanze locali a quelle di un movimento come il Fridays For Future (FFF) volto per lo più a problematiche ambientali globali, che le nostre questioni se immesse nella fiumana delle questioni dibattute dal movimento di FFF vengano oscurate e svilite. In realtà l'obiettivo dell'FFF è proprio quello di veicolare le problematiche locali verso il globale.
I motivi per cui una battaglia locale è inscindibile dal globale sono numerosi, molto dei quali intuitivi. Se ne richiamano alcuni:
  • tutto quanto succede sul pianeta è intimamente connesso anche se non in maniera visibile; ne è una dimostrazione la teoria utilizzata in meteorologia secondo cui un battito d’ali di farfalla a Pechino può provocare un tifone a Miami. Trasposta l'immagine dalla meteorologia all'universo politico-amministrativo, ancora più complesso, significa che un piccolo evento può essere l’inizio di una catena causale la cui onda d’urto arriva molto lontano. A causa della globalizzazione e della complessità propri della nostra epoca, si creano relazioni di inter-retroazione non solo tra ogni fenomeno ed il suo contesto, ma anche tra quest’ultimo e il contesto planetario. Non è una semplice teoria, è successo realmente che questioni locali diventassero di portata mondiale e che un piccolo evento in un dato territorio avesse delle ripercussioni a livello globale;
  • i nostri problemi ambientali sono solo delle propaggini degli enormi problemi che si impongono a livello globale; volendo risolvere i nostri problemi dobbiamo allacciarci per forza di cose alle spinte e alle situazioni ad essi correlati;
  • pensare di poter affrontare i nostri problemi in una semplice ottica locale significa cadere in un provincialismo che fa della solitudine e della separazione dal resto del mondo un grande elemento di debolezza;
  • quanto succede nel locale non è altro che lo stesso problema globale che appare più vicino e reale solo perché calato in una realtà ben identificata.
L'ovvia conclusione di questo discorso è che se vogliamo effettivamente trovare soluzioni efficaci dobbiamo superare il provincialismo e con questo anche l'individualismo, il campanilismo, l'isolamento e l'egocentrismo che ci allontanano non solo dalle soluzioni, ma anche da una crescita umana e culturale che si collega direttamente alla grande lezione dei classici ben nota ai giovani studenti aderenti all'FFF: «Homo sum, humani nihil a me alienum puto» (Terenzio): sono un uomo, nulla che sia umano mi è estraneo.

Angelo Minelli

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