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lunedì 7 aprile 2008

Per Mariposa (da non confondere con barbie Mariposa)

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Avatar indicante le sue origni sicule

Da piccola ho imparato che un colpo di lupara non lascia spazio a due interpretazioni. Così per me la lupara è diventata uno strumento di comunicazione globale che uso come si usano i telefonini e che accarezzo come si accarezzano i gattini. Da quando l’ho trovata in un baule in soffitta dimenticata da tutti ho smesso di fischiettare canzoni: non passa giorno senza che i miei pallettoni fischino allegramente per me.
Un giorno passeggiando per le vie del mio paese, mi sono fermata in una bettola dove, prendendo una birretta per digerire una peperonata mangiata poco prima, ho incontrato un gruppo di sciancati (ancora non lo erano, ma lo sarebbero diventati tra breve) che hanno iniziato a darmi fastidio con stupide battute da cafoni. Io impassibile li ignoravo fino a quando, credendo di aver fatto colpo, si sono presa la licenza di chiedermi il mio numero di telefono. Il mio numero è composto da due cifre, la cui esatta pronunzia non potrà mai essere scandita meglio che dalla mia lupara... L’unico del gruppo che è rimasto illeso è un ragazzo che sa correre a zig zag come gli scoiattoli per evitare i pallettoni. Più volte gli ho dato la caccia e, non riuscendo mai a colpirlo, con il tempo ho incominciato ad odiarlo sempre di più, fino a quando un bel giorno durante un inseguimento l’ho finalmente intrappolato in un vicolo senza uscite. Il dito accarezzava il grilletto e io mi preparavo a gustarmi il momento, quando ad un certo punto il tipo ha incominciato ad urlare: “Non è stata colpa mia! Io volevo andare al bowling quella sera!”. A quel punto mi è sembrato che dopo tutto l’offesa fosse vendicata, così l'ho risparmiato. Fu solo il primo passo verso l’abisso: la cacciatrice e la preda si ritrovarono nella stessa rete e adesso i miei pallettoni legati con fili di ferro gli sussurrano nelle orecchie parole d’amore...

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