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sabato 9 luglio 2011

Maroni suggerisce il tentato omicidio per le persone sbagliate

Conferenza stampa di Fabiano, torturato in Val di Susa il 3 Luglio

Secondo il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, è lecito ipotizzare negli scontri in Val di Susa «il reato di tentato omicidio e non reati minori, perché lanciare bottiglie incendiarie di ammoniaca significa attentare alla vita dei poliziotti» assaliti mentre «non facevano altro che difendere la legalità e la democrazia». Certo, il parere istituzionale di un ministro, e in particolare del ministro dell'Interno, dovrebbe avere più valore di quello di un comune cittadino, a condizione però che le posizioni di ieri del ministro non stridano fortemente con quelle di oggi: guarda caso, Maroni risulta condannato in via definitiva per violenze ai danni della Polizia per gli stessi reati contestati ai manifestanti della Val di Susa, e cioè resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Tutti nella stessa barca? No, sicuramente. Le forze dell'ordine che lui insieme alla sua banda di leghisti ha assalito a suo tempo, stavano perquisendo alcuni uffici della sede centrale della Lega Nord in Via Bellerio a Milano, perché la Lega Nord aveva organizzato una formazione paramilitare vietata dal Codice Penale e dalla Costituzione italiana, allo scopo di costituire un esercito privato, le così dette Camicie verdi; i manifestanti in Val di Susa, invece, hanno assalito o molto più probabilmente sono stati assaliti dalle forze dell'ordine per esprimere la loro contrarietà alla costruzione del TAV: una linea veloce che si tradurrà in un'opera inutile e dannosa per l'ambiente da molti miliardi di euro.
Inoltre, ad ascoltare le interviste fatte ai ragazzi che manifestavano nella valle durante gli scontri, come questa riportata nel video, si ha proprio l'impressione che in realtà il tentato omicidio è più imputabile alle forze dell'ordine che presidiano il cantiere che ai manifestanti.

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