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lunedì 20 settembre 2010

Alla riscoperta dell’essenza della poesia

Cosa è la poesia?
Nel cercare di capire cosa sia la poesia, solitamente si arriva alla conclusione che si tratta di un’arte che evoca emozioni, immagini e sentimenti con parole usate, per scelta, disposizione, accostamento, al massimo della loro carica espressiva, dando vita a una musicalità che ne esalta il significato. La si identifica come l’arte di comporre versi trasmettendo nel contempo la propria visione della realtà e comunicando emozioni.
La poesia trasmette una sorta di ebbrezza che si può paragonare per molti versi all’ebbrezza data dal vino, in quanto favorisce il raggiungimento di una dimensione fra onirica e irreale in cui, paradossalmente, acquistano rilievo aspetti della realtà altrimenti misconosciuti. Ed è anche possibile capire quando la poesia nasca nell’animo dell’uomo: nel momento in cui esso, nell’arco di un sospiro, scorge le molteplici sfumature della realtà, trovando una chiave di lettura che oltre a dargli maggiore consapevolezza, gli procura un’intensa vampata di emozioni. Ed è questo a rendere poesia ogni impressione derivante dall’esistenza che commuova ed esalti l'animo.
Oceano tempestoso
Il poeta, così, può essere definito come colui che prova a lasciare un solco con una penna sul tempestoso oceano delle proprie passioni. È proprio su questo oceano che ha navigato il battello più famoso della letteratura europea della seconda metà del XIX secolo: il battello ebbro di Arthur Rimbaud. Nel 1871, a soli diciassette anni, Rimbaud scrive uno dei capolavori indiscussi della poesia di tutti i tempi: “Le bateau ivre”.
L'ebbrezza del battello non deriva dall'alcool, ma dal godimento di una libertà assoluta e dalla rinnovata capacità di contemplare con occhi vergini gli spettacoli naturali più incredibili e rari, al di fuori di ogni nozione usuale di tempo e di spazio, al di là di ogni limite di verosimiglianza:
[…]Da allora sono immerso nel Poema del Mare
che, lattescente e invaso dalla luce degli astri,
morde l'acqua turchese,[…]
Io so i cieli che scoppiano in lampi, so le trombe,
le correnti e i riflussi: io so la sera e l'Alba
che si esalta nel cielo come colombe a stormo;
e qualche volta ho visto quel che l'uomo ha sognato;
[…] la notte verde delle nevi abbagliate,
bacio che sale lento agli occhi degli Oceani,
la circolazione delle linfe inaudite,
E, giallo e blu, il destarsi dei fosfori canori!
La grande attualità di questo breve poema è nel saper tradurre stati d’animo che anche i giovani di oggi riconoscono come propri, dal desiderio di una libertà senza confini alla tentazione di trasgredire alle norme di una quotidianità grigia e priva di stimoli. È quanto tenta di fare il Battello/Rimbaud, percorrendo le rotte più inusuali e inesplorate. Tuttavia l'esperienza incalzante di mondi e realtà così abnormi prostra il Battello che si sente ormai inadeguato a continuare il suo viaggio ed è cosciente che ci vorrebbe per tanta impresa ben altro vigore; né d'altra parte, dopo quello che ha visto, dopo aver assaporato i frutti di questo delirante abbandono al di là delle sue normali rotte, questo Battello, la cui vicenda ha una trasparente significazione simbolica ed autobiografica, può ritornare entro i mediocri confini di una vita usuale. La spossatezza finisce col coincidere con un senso di sconfitta: conclusasi l'anarchica esperienza di rifiuto delle rotte usuali, semidistrutto, al battello non resta alcun'altra possibilità che quella di rimpiangere la pozzanghera della sua infanzia, in cui un bimbo malinconico abbandonava un battello leggero. Nonostante la pungente tristezza con cui si chiude l’opera, il battello ebbro, oltre ad aver aperto la strada alla letteratura surrealista e contemporanea, è divenuto un faro per tutte le nuove generazioni di ragazzi e ragazze che si affacciano al mondo innamorati della vita e ansiosi di viverla fino in fondo con un’inestinguibile sete di conoscenza e di esperienza volta al superamento dei propri limiti non tanto fisici quanto mentali e culturali.

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