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lunedì 6 ottobre 2008

Bevevano i nostri padri?

Se ne vedono di cose brutte nella vita ma nonostante questo io voglio brindare come mi ha insegnato nonno!

Bevevano i nostri padri? Sì! E noi che figli siamo beviam beviam beviam!

La vendemmia si fa in questo periodo e proprio per questo voglio ricordare un po' di quella civiltà contadina meridionale che invece di evolversi come è successo a quella settentrionale è scomparsa. Due sono le cose in alcuni casi: o ti pieghi o ti spezzi.

Ero piccolo, ma ricordo ancora quando nel mio paese natio iniziava la vendemmia. Le donne, in genere vicine di casa o di podere, raccoglievano in grosse ceste l'uva lungo i filari della vigna. Il lavoro diventava festa: si parlava, si rideva, si cantava, mentre le mani si muovevano leste fra i tralci rosseggianti. Poi si caricavano gli asini delle "sporte" piene di uva fino all'orlo e il loro fitto andirivieni per le vie del paese diffondeva un forte profumo di uva moscatella o di uva fragola, che attirava frotte di bambini, a cui generosamentevenivano distribuiti interi grappoli. Che goduria. In altri tempi, mi raccontava mio nonno, si macinava l'uva calpestandola con i piedi. Immaginare la scena di un uomo nella tina che a piedi nudi schiacciava i grappoli mi affascinava. Ma nella mia infanzia esisteva già il torchio che facilitava di molto il lavoro. Era anche uno spettacolo unico assistere al liquido che usciva dalla tina e riempiva i fiaschi. Il mosto era dolce e profumato e noi bambini lo gustavamo con vera golosità. Bene scrisse il poeta:

Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.

Di irripetibile, senza dubbio, era quell'atmosfera di festa che inebriava come il vino e che si ripeteva ogni anno come un miracolo della natura a cui l'uomo aveva il privilegio di partecipare anche lui godendo di doni purissimi. Chi non tornerebbe indietro in quest'aridità che sta travolgendoci?

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